mercoledì, marzo 29, 2006

Il Ferrettone al Modernissimo!



GIOVANNI LINDO FERRETTI
NAPOLI
Modernissimo

Pascolare Parole, Allevare Pensieri
Info e Prevendite: 328 9577115

Appuntamento giovedì 30 marzo: nella sala 1 del multiplex di via Cisterna dell’Olio, si esibirà Giovanni Lindo Ferretti, impegnato nel recital “Pascolare parole, allevare pensieri”. Una voce che legge, salmodia e canta. Poi due voci in controcanto. Poi ancora due fonti sonore: un organetto, piccolo mantice figlio della meccanizzazione del mondo, e un violino, pastoso come il miele, impetuoso come un distillato. In repertorio, le liriche di Cccp, C.S.I., P.G.R. e i quaderni privati.

[ingresso 16 €]

Il Caimano - 2


A Bruno Bonomo (cioè a Silvio Orlando,
protagonista de “Il Caimano” di Nanni
Moretti, in cui interpreta lo scalcinato
produttore di un film denuncia contro Silvio
Berlusconi) dell’emergenza democratica
non importa nulla. Se c’è, non se ne è
mai accorto, perché è impegnato a vivere,
a lavorare, a crescere i figli, ad amare Paola
(Margherita Buy): lui vuole guardare i
bambini che giocano a calcio la domenica,
strizzare loro l’occhio se restano in panchina,
protestare con l’allenatore, raccontare
le storie la sera per farli addormentare,
poter pagare gli attori, fare finalmente,
dopo dieci anni di nulla, un altro film, farlo
magari bello, farci recitare la moglie che
di cinema non ne vuole più sapere, è stanca
di lui e teneramente lo fa dormire, da
sei mesi, con le coperte di ciniglia in una
brandina in ufficio. Dove lui mangia da solo
pizze nel cartone, schiva le telefonate
della banca, cerca di ricominciare. Non è
un indignato e non lo diventa nemmeno
quando sfoglia la sceneggiatura che una
ragazza gli ha messo in mano durante una
rassegna dei suoi vecchi (catastrofici) film:
decide per caso che quello sarà il nuovo
inizio, ma non capisce nemmeno che è un
film su Berlusconi. C’è una misteriosa valigia
piena di soldi che cade dal soffitto, gli
sembra una cosa contemporanea, d’azione,
di novità. Tutto qui.
“Uno di quei film politici di sinistra, li
odiavo trent’anni fa, figuriamoci adesso”, ecco
Bruno Bonomo. Che faceva film trash, “di
resistenza ai film d’autore”, mentre tutti si
sbattevano con l’impegno (“Mocassini assassini”,
“Maciste contro Freud”, “Cataratte”).
Che non ha voglia di annuire quando il grasso
produttore polacco dice che gli italiani
toccano il fondo e cominciano a scavare, non
si infervora quando la giovane sceneggiatrice
(Jasmine Trinca) gli parla a macchinetta
e senza mai ridere di mafia, di processi, di
film anti Bush in America, di finanziamenti
oscuri, di urgenza assoluta di un film su Berlusconi.
Vorrebbe solo tornare a dormire a
casa, vorrebbe che lei lo guardasse ancora,
che gli amici li invitassero fuori entrambi,
vorrebbe non dover mai dire ai bambini:
mamma e papà si sono separati, niente più
vacanze insieme.
Non era credibile che Nanni Moretti si
fosse trasformato in un Michael Moore magro,
nonostante i girotondi, nonostante l’impegno,
nonostante l’uscita pre elettorale,
nonostante le chiacchiere: a lui interessano
la vita, le nevrosi, la gelosia, il cancro, i
bambini petulanti, le canzoni, i fallimenti,
lo snobismo e i gelati. E infatti, come in “Caro
diario”, quando andava in visibilio al
pensiero del musical che avrebbe presto
realizzato (“Cos’è questo film…? E’ la storia
di un pasticciere trotzkista nell’Italia degli
anni Cinquanta. E’ un film musicale”), immaginando
le ballerine e i lustrini, ne “Il
Caimano” Moretti sta in una macchina, guida
e canta, dice che sta scrivendo una commedia
divertentissima, e sorride – anche se
poi al berlusconismo cede del tutto, sinceramente,
magistralmente, interpretando, lui
meglio di tutti gli altri, Silvio Berlusconi
processato, condannato, applaudito, grandioso
e super vincente.
E’, come sempre, prima e durante Berlusconi,
il ritratto minimale di una famiglia in
un interno, la storia di un’Italietta dolce dove
i bambini vivono in centro, giocano col
Lego e i genitori si affannano a cercarne i
pezzetti sul tappeto, perché i piccoli non abbiano
gli incubi la notte, non si impensieri-
scano per i compiti, facciano bella figura al
calciotto (calcio che si gioca in otto), non
debbano mai piangere. Il resto è documentario,
pezzetti di tiggì, ricostruzione di un’ascesa,
nessun orrore, e un noiosissimo pranzo
della domenica borghese in campagna a
parlar di filari e vendemmie. Silvio Orlando
vorrebbe essere alla partita dei figli e invece
deve sopportare il quadretto, per lui
sconvolgente, di tranquilla famiglia lesbica
della sceneggiatrice impegnata e ortodossa,
che ha fatto una figlia con la fidanzata in
Olanda, comincia a raccontarglielo divertita
e lui urla “Noo, non lo voglio sapere, non
dirmelo! Tanto non lo capirei”, come urlava
d’orrore Moretti in “Palombella Rossa”
(“Ma come parli? Chi parla male pensa male,
le parole sono importanti”) quando la
giornalista lo intervistava dicendo “trend
negativo”.
La vita va, con o senza Cavaliere, l’amore
finisce o cambia casa, le ragazze lesbiche
fanno quel che vogliono, gli attori danno
buca, i bambini pretendono la favola
della buonanotte: Bruno racconta loro, la
sera, la storia di Aidra, l’eroina super trash
interpretata dalla mamma quando facevano
i film di resistenza ai film d’autore,
lei era l’attrice protagonista di “Cataratte”,
rideva, si vestiva di rosso con minigonne
pazzesche, uccideva i maoisti, tirava aragoste
e acqua bollente addosso a orrendi
critici gastronomici col toupet, faceva
schizzare dappertutto sangue al pomodoro.
I bambini si esaltano, ridono, saltano, e
quando il padre amoroso prova a cambiare
storia, raccontando il Caimano, i soldi
nascosti a S. Marino e i finanziamenti illeciti,
i piccoli viziati sbottano: “Basta, ti prego,
vogliamo le Cataratte”.

Annalena Benini - Il Foglio

lunedì, marzo 27, 2006

Il Caimano - 1


Il giorno del «Caimano»

È la summa di tutto il morettismo. Non solo un film contro Berlusconi e su un paese perduto. Un discorso «sullo stato dell'Unione», spiritoso e impietoso. Che non risparmia sarcasmo contro chi demonizza un avversario che ormai è già entrato nella nostra pelle. E fa disastri

ROBERTO SILVESTRI – il Manifesto del 24/03/2006

Non sposterà un voto, Il Caimano, 112' di puro Moretti. Divertimento conturbante assicurato. Ma essendo un'opera d'arte politica è anche l'elogio della «par condicio». Ha più di 4 milioni di spettatori assicurati. Di che parla il film? Un produttore di trash movies ha difficoltà a realizzare un film su Berlusconi. Persino Marco Pulici la superstar (Michele Placido) eviterà, per paura di guai, il ruolo di protagonista. Perfino il co-produttore venuto dal nord, Jerzy Sturovski (è Stuhr in persona), senza la star, non se la sentirà, gongolando perché c'è almeno l'Italietta - l'unico paese al mondo che non solo ha raschiato il fondo, «ma continua a scavare sempre più in basso» - che sta perfino peggio della sua nuova Polonia.Non sposterà un voto, il film. Tanto ormai si sono già spostati. O, come dice Moretti in persona nel film: «abbiamo già perso, 20 anni fa», quando il «loro» mondo diventò il nostro. Alzare polemiche e strepiti sulla performance di domani da Fazio, è l'atteso, sadico urletto da «sergenti maggiori». Pedaggio che si paga per avere a-fascisti al governo e nazisti in coalizione. Ma il film non è d'evasione. Come diceva Cocteau, i film «invadono» lo spettatore. Per alcuni dunque si voterà con più gusto per Prodi & C. Per altri, spero, un'invasione infinita di bile e di virus antisistemici. Come quelli emanati dagli horror di Cronenberg, che finalmente Moretti dimostra di aver capito. Il «Caimano», animale d'acqua dolce molto vorace, è in azione sanguinaria anche nelle prime sequenze di un new-trash movie appena uscito, Arrivederci amore ciao di Soavi. Ma questo «caimano» non si può fermare. E' contagioso, è entrato nella nostra vita quotidiana tramite quella tv «obliqua» che Fellini (molto citato) che inocula ordini subliminali. La morale del film? La maggior parte delle persone oneste si «venderebbe la casa», pur di realizzare qualcosa di più bello che possedere «proprietà privata». Come realizzare un film, aprire un cinema, o vincere a Cannes, rischiando tutto. Pochi infatti, sono coloro che giocano d'azzardo barando, e (piuttosto stranamente: bisognerebbe indagare da Sindona in poi) possono permettersi di comprare tutti tutti, e avere così mano libera da esercitare un potere «incontrollabile e totale» locale, regionale, nazionale, mediatico, politico, internazionale...Ottimisti contro pessimisti. Ma Moretti rovescia il luogo comune. Gli ottimisti sono i primi, come l'eroe della storia Bruno (Silvio Orlando). Cineasta alla Ed Wood, forse ha sempre prodotto film subumani, nonostante le riscoperte organizzate da Tatti Sanguineti. E ora nemmeno Dino Risi lo invita più ai compleanni. E la moglie, la sua antica star (Margherita Buy), chissà perché lo vuole lasciare. Forse perché musica seria sì fimetti no l'alta arte (cosa che permette a Andrea Piersanti, di divertirsi molto più del solito con la partitura) e gli rimprovera - fuori campo - d'essere servo di un dio minore (il cinema di consumo). Eppure Bruno c'è l'ha messa tutta, anche come papà di due calciatori in erba - e leghisti nel senso del Lego - disastrosi. Certo. Erano «veri», forse inattuali, un po' troppo splatter, quei suoi film dimenticati di cassetta, da cui pure emergevano i nostri lati oscuri, come nelle avventure della superwoman Aidra, che infilza lo sposo emme-elle Paolo Sorrentino con l'asta di una bandiera rossadurante la cerimonia rivoluzionaria officiata da Paolo Virzì, perché in Cataratte si glorificava la donna libera, indocile a dogmi politici o divieti del critico (non solo gastronomico)... Bruno ha perfino acquistato i suoi studi cinematografici, come fosse Robert Adrich, pur di non subire ingerenze... Poi la crisi, i fiaschi, l'obbligo ad affittarli per le televendite. Ma non demorde. Ha un sogno nel cassetto, Il ritorno di Colombo, regista Franco Caspio (Giuliano Montaldo) che poi diventerà, tanto la Rai (il dirigente opportunista è Antonio Catania) non finanzia più nulla, perché questo governo è ammazzacultura, proprio Il Caimano, un copione che la giovane filmaker-mamma Teresa (all'attivo solo due corti di 7 e 11') - una Jasmine Trinca sempre più sicura e che inventa sempre la smorfia di disgusto giusta - gli mette in mano, senza quasi speranza. E' la storia di Silvio Berlusconi. Eccolo, il pessimista, il magnate che lavora troppo ma tanto prima o poi capirerà un'Ariosto tra i piedi, o pensa che tutti si possono comprare, i caduti in disgrazia da miracolare, gli astuti ufficiali della finanza, e i claque-men al Congresso Usa riunito, o a Vicenza dalla Confindustria. Colui che non è sicuro di quel che dice tanto che, discutendo nel famoso duello tv con Prodi, prendeva appunti (come fosse la studentessa di se stesso) su ciò che aveva appena detto., Vedremo reperti di cronaca preziosi (lo scontro al Parlamento europeo, le sue «non scuse», quella certa interpetazione del concetto di ironia, con Fini che lì accanto sembra chiedersi: già, nessuno comprese bene, all'epoca, l'humor dell'olio di ricino).Dunque questo film grintoso e ottimista smaschera l'ascesa, il trionfo politico, la tecnica e la gestione del potere, la corruzione diffusa, la caduta giudiziaria e perfino lo stile imperiale della tomba (già eretta nella sua villa) di Silvio Berlusconi. Di questo parla, ma non solo, perché il cinema morettiano è sempre sorprendente e a più strati, come una Sacher, Il Caimano, l'ultima tragi-commedia di Nanni Moretti. Un cineasta che raccontando il mondo, facendoci morire dal ridere («è sempre il tempo di girare commedie») anche se si è in guerra permanente, e raccontandolo partendo da sè, in ostinata e autosarcastica «prima persona singolare maschile», anche questa volta anticipa, un po' lugubre, gli orizzonti che si aprono. Anticipò la fine del '68 retorico, di Craxi-Martelli, del Pci, delle regole democratiche....e nel Caimano riassume tutto questo, perché si comincia con un primo piano giallo rosso di Mao, e con un matrimonio da Servire il popolo e si finisce con un assalto al palazzo di giustizia di Milano guidato da supporter di Forza Italia che, a forza di molotov, non permetteranno mai che il loro leader venga giudicato da toghe rosse, o da altri che gli «elettori sovrani» della retorica populista.E se il premier venisse condannato da un tribunale a 7 anni di carcere (meno di Dell'Utri) per reati che non è ancora riuscito a cancellare dal codice? Un riso beffardo accoglierebbe la sentenza. Mentre lascia il palazzaccio intuiamo tutto un rimuginar da P2. Ma a interpretarlo ora, come fossimo in Bianca, è psycho-Moretti. Che, prima, ha fatto entrare tutti i suoi piaceri (il gelato, le canzoni, come non guastarne i sapori) e la sua vita, la separazione e il divorzio dalla moglie, i due figli, la difficoltà di essere un cineasta indipendente, i più angoscianti dubbi esistenziali («è meglio Dida o Buffon?»).Il Caimano è una bellissima fiaba nera, di quelle che piacciono ai bambini tra i 7 e i 9 anni, per addormentarsi sereni. Il cattivo, infatti, è magnifico. E nonostante il nome e cognome è un cattivo collettivo e flessibile. L'happy end è costruito con arte, come dovrebbero fare tutti i film aristotelicamente corretti.

venerdì, marzo 24, 2006

L'origine del mondo

giovedì, marzo 23, 2006

Le radici dell'Europa


Chi mi indovina la citazione?

martedì, marzo 21, 2006

Domenica 26 Marzo 2006: NO HAY BANDA live @ Jarmusch (Via Battisti 72 - Caserta)


No hay banda.
Non c’è Buddha che tenga.
Non ci sono Illuminazioni.
C’è chitarra e basso e forse batteria, lieve elettrificazione non povera di sperimentazioni, un gorgo di suoni dove lasciarsi calare per una manciata di canzoni, per poi risalirne apparentemente indenni, trascinandosi code strumentali e code di comete.

"There is no band. It is all a recording. Life is endlessly prerecorded.
Silencio. "

lunedì, marzo 20, 2006

Le avventure del giovane Manliok


Una volta a Napoli c'era il 185, un autobus famoso perché univa il Vomero con il centro storico ed arrivava fino alla ferrovia: un autobus famoso perché alle ore di punta alle donne qualcuno faceva sempre almeno la mano morta e i portafogli sparivano dai jeans e dalle borse di tutti i tipi. Quella volta a me è capitato, invece, di trovare l'autobus praticamente vuoto nell'atmosfera surreale di una Napoli estiva, calda e vacanziera. All'epoca, e stiamo parlando di prima della distruzione del muro di Berlino, se non addirittura di prima che l'umanità conoscesse la parola Perestrojica, Napoli si svuotava sempre, almeno per un mese intero. Esattamente intorno al ferragosto si svuotava del tutto, anche delle più elementari necessità che rendono una città vivibile, per cui ogni mamma doveva farela spesa a scatolette e surgelati, mentre tutti avrebbero desiderato gelati e frutta fresca, mentre appunto il famoso 185 restava necessariamente vuoto.Era mattina o forse proprio l'ora di punta di una giornata calda e afosa e io avevo pochi vestiti addosso, come tutti, ed il portafoglio con le chiavi di casa ben stretti in mano, per evitare rischi inutili. Ero un ragazzo anonimo con occhialetti da "soggetto" cioè da sgobbone, le spalle strette e le cosce grosse perché andavo sempre a piedi. Era di pomeriggio o forse la mezza quando decisi di tornare a casa salendo appunto su un 185: vuoto e assolato come un forno elettrico, bianco e metallico come la città industriale che Napoli non era mai stata nemmeno quando c'era l'Italsider. Ero da solo, e pensavo al mare, quando salirono insieme, chidalla porta davanti e chi da dietro, un gruppetto di scugnizzi napoletani, vivaci e neri, e un frate basso, grassoccio e mezzo cieco con un saio pesantissimo, che sudavamo noi a vedercelo davanti. I ragazzi napoletani come me, che vivono al Vomero, fin da piccoli sono cresciuti con il vizio di parlare solo italiano, di leggere solo i libri di scuola e di non capirenulla del sesso se non per quel poco che ti spiegano a scuola dei compagni di banco meno intelligenti della media. L'amore e il sesso infatti per la mia famiglia, come per tutte quelle perbeniste della Napoli borghese era un vizio come la droga o il fumo, che noi piccoli o meglio ragazzini non dovevamo nemmeno pensare. Inutile dire la paura che mi venne a vedere i piccoli vandali sul 185, sicuramente rei di quelle volgarità e di quei furti di cui appunto la linea era sempre vittima; sicuramente poco lodevoli nei loro studi alle scuole elementari, quando e se ci fossero mai andati; sicuramente troppi, caldi e virili nei loro movimenti da giocatori incalliti di calcetto nelle strade e nei vicoli di Napoli. Istintivamente mi mossi indietro proprio verso il rassicurante, per quanto sgradevole alla vista e poi all'olfatto, frate sudato dagli occhiali spessi a cannocchiale. E lì capii tutto della vita, o meglio, devo dire, capii che non avevo proprio mai capito nulla. Mentre scherzava coi bambini dei vicoli che ridevano e insultavano chissà ormai quanti santi, le sue mani si allungarono disgustosamentesul mio corpo innocente. Era troppo: mentre sfuggivo dal mio desiderio di essere coinvolto dalla vita scellerata di quei ragazzi viziosi, quello sgradevole frate si dimostrava meno miope di me, trovando la strada sul mio corpo e ridendo della gioia irriverente degli scugnizzi abbronzati e salati dalla Mergellina fuori legge degli anni '80. Secondo me è tutta colpa sua e del mitologico 185: desidero ancora i ragazzi di strada ma ne ho ancora un istintivo timore, temo ancora i preti ipocriti, che non vedono il mio amore e mi toccano il culo!

Manliok


Silea Balano, già autrice del libro "Nel nome del Padre", edito da "Il dito ela luna", dove vengono riportate una serie di confessioni registrate dall'autrice stessa nei confessionali di tre basiliche romane, sta attualmente lavorando a una seconda pubblicazione che dovrà questa volta raccogliere testimonianze di storie, relazioni, incontri, avventure, vicende ecc, vissute da ragazzi gay con preti, sacerdoti o anche alti prelati.Per questo tipo di lavoro chiede la cortese collaborazione di quanti vorranno raccontare la propria esperienza.Si assicura totale anonimato.Per chi non volesse affrontare un'intervista vera e propria, potrà semplicemente mettersi in contatto con Silea Balano tramite la sua email silea_balano@email.it e riceverà on - line il testo con le relative domande e potràcompilarlo con calma.Per ulteriori informazioni sull'autrice e le sue pubblicazioni, si puòconsulatere la pagina web http://silea.altervista.org/pubblicazioni

mercoledì, marzo 15, 2006

Bibbia criptica


Voi siete figli per il Signore Dio vostro; non vi farete incisioni e non vi raderete tra gli occhi per un morto.

Deuteronomio

?

lunedì, marzo 13, 2006

Eiacula precocemente l'Impero?


“La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire" (George Orwell)

venerdì, marzo 10, 2006

Meglio froci che fascisti!

Venerdi 17 Marzo 2006: lo S-Low Tour dei Marlene arriva a Napoli!


ven. 17 marzo

MARLENE KUNTZ (S-low Tour 2006)

Per la prima volta i Marlene Kuntz, senza dubbio una delle più importanti rock-band italiane, suoneranno in versione "slow". Slow e non unplugged, perché sarà uno show elettrico, ma vedrà interpretati soltanto i brani più lenti e d'atmosfera del loro repertorio, arrangiati per l'occasione. Uno spettacolo che i Marlene avevano in mente da tempo, basato sulle performance "intime" che una buona metà del loro repertorio garantisce, per una semplice voglia di fare i concerti anche in un altro modo. Non dunque il tuono e la tempesta dei grossi assalti distorti, ma l'inquietudine tersa di note sospese nel vuoto dell'apnea e sul respiro del pubblico. Sarà elettrico, romantico, sonico, lirico, intenso, poetico, teso. Uno spettacolo di canzoni lente e rock, uno show di MK s-low. ingresso : 15 euro + diritti di prevendite. -Le prevendite sono attive presso i rivenditori abituali.-Data la capienza limitata del locale è consigliato acquistare il biglietto in prevendita.

giovedì, marzo 09, 2006

Appunti da un incubo a spirale (missione umanitaria dei miei coglioni)

Ci hanno fatto vedere Abu Ghraib. Ci hanno fatto vedere un carcere iracheno trasformato in inferno. Inferno di pugni, scosse elettriche, abusi sessuali. E adesso? Noi, qua, protetti dalla lontananza continuiamo a ripudiare la guerra, magari con più forza, con più rabbia. E lì, in Iraq, tutto continua. Tutto continua anche fuori da quel carcere. Ferocia, follia, violenza, idiozia. E morte. Morte. Morte. Fucked Up mostra tutto questo attraverso le foto pubblicate in un sito di porno amatoriale. Foto dall’Iraq e dall’Afghanistan, inviate dai militari in cambio di materiale pornografico.

FUCKED UP, a cura di Gianluigi Ricuperati, BUR


More infos on http://www.carmillaonline.com/archives/2006/03/001701.html

mercoledì, marzo 08, 2006

In genere preferisco il cinema di genere



Gli ultimi anni ci hanno regalato grandi film di genere. Un grande film di genere è, nella maggior parte dei casi, volontariamente o meno, metafora d’altro. E molti degli ultimi grandi film di genere hanno prodotto riflessioni sulla più o meno recente storia americana. Quale affresco più spietato dell’amministrazione Bush se non quello fornito da Kauffman e dalla sua cricca di privilegiati nell’immenso Land of the Dead di Romero? Quale rappresentazione più roboante e terrifica delle cultura della paura alimentata dalla suddetta amministrazione se non quella ritratta nella spielberghiana Guerra dei Mondi? E’ poi un film tratto da un fumetto, che flirta con gli stilemi dell’action movie e della crime-story e diretto da un non-americano, a spiegarci come il genere umano in generale, e la società americana in particolare, abbia imparato ad accogliere tra le mura di casa la violenza e a metabolizzarla (l’immenso A History of Violence di David Cronenbergh).
Il 2005 si conclude quindi con King Kong, ovvero con uno sguardo sull’America vista come catena di montaggio dell’immaginario, come la patria dove, anche quando impera la Depressione, sopravvivono Broadway, il vaudeville e, inutile dirlo, la voglia ingorda di Cinema.

to be continued...(?)

L'8 m'arzo...


Ventre di medusa

Presa di ventosa

Giallo di mimosa...

lunedì, marzo 06, 2006

Perché non fidarsi delle donne "in quei giorni"...


"Non mi fido di una cosa che sanguina per cinque giorni e che poi non muore."

South Park

giovedì, marzo 02, 2006

Radicali e laici (di sinistra?)


Questo blog non è, né aspira ad essere, sede di dibattiti politici, ma solo di accozzaglie oniriche. Tuttavia, data la contingenza, mi pareva sensato inserire l'intervento che segue, dell'umilmente immenso Aldo Busi. A me i radicali non convincono sul piano delle politiche economiche, che temo siano ancora ancorate a selvaggi modelli neoliberisti, pur tuttavia il buon Busone sottolinea tematiche degne di ascolto. A voi.

Voterò e farò proselitismo per la 'Rosa nel pugno': visto che ero quasi deciso per l'astensione totale, te lo comunico più per il mio piacere che per il tuo. Che me ne faccio di una sinistra clericale? che c'entrano Rutelli (controfigura trasteverina di Casini) e Mastella con qualsivoglia concetto di sinistra? che cosa investono in speranza di uno stato finalmente laico i grossi cresimati e folgorati dalla ricerca di Dio tramite cabina elettorale Bertinotti, Fassino, Prodi? E D'Alema, in fatto di credibilità, è fuori tempo massimo, né più né meno di Luxuria, non perché sia una maschera, ma perché la faccia di un politico è già di per sé una maschera, cioè il suo vero volto, e di uno con ben due maschere, e una dietrologia di troppo cui costringermi, non ne ho proprio bisogno. La mentalità della sinistra che vuole farci credere di aspirare al governo resta quella dell'aclista perpetuo, della bizantina laicità di maniera di tali Amati (forse solo dai loro cari, se gliene restano) e delle forforose gazzette che pubblicano i loro articoli di contorsionistica automacerazione pietistica il cui sunto è: "chiedo perdono a Dio se sono o se risultassi laico un po' più del convenuto". E questi sinistrati bigottoni tutti a dire che mica intendono fare come Zapatero per Pacs e aborto e fecondazione assistita e scuola pubblica, che faranno, sì, qualcosina in questa direzione ma "senza esagerare", "un poco per volta", che, e dài, non sono mica come Zapatero, loro: ma lo sappiamo che non arrivate neanche alle caviglie di Zapatero, che bisogno c'è di sottolinearlo? Meglio un nemico vero - di nuovo la destra al governo - che un finto amico, e talmente finto che millanta di voler vincere le elezioni, mentre di fatto sta facendo di tutto per perderle (tutto calcolato, anche le liti tra lor capponi) mantenendo le poltroncine personali. Inoltre, un'aspirante sinistra che non si perita nemmeno di contattare me - per viltà, paura, invidia e tanta ignoranza - almeno come spin doctor (e Prodi ne avrebbe un bisogno sacrosanto!) che sinistra può mai essere? Una brutta fotocopia della destra. Qui, se non si cambia radicalmente cultura in fatto di diritti civili e di ascolto della società civile, non si cambia neppure andazzo economico - e spirito europeo. L'obsoleto assestamento culturale prospettato dagli attuali uomini in lizza della sinistra non compensa in alcun modo né il miraggio di un miglioramento economico né lo sforzo di ulteriori sacrifici che ci verranno richiesti in prospettiva (perché tanto si dovrà fare per colmare gli abissi finanziari e legislativi e costituzionali lasciati dal lebbroso governo della maggioranza, si fa per dire, uscente). In Italia non si combinerà mai niente di niente, né a destra né a sinistra, se non si comincia con l'abolizione del Concordato con la Chiesa e lo smantellamento dei suoi sibaritici, assolutistici privilegi economici e giuridici. E in culo anche agli embrioni, specialmente a quelli che sono arrivati a parecchi chili di troppo e a sessant'anni per niente e hanno trasformato l'Italia nell'Islam d'Europa.Vive cordialità. Aldo Busi

mercoledì, marzo 01, 2006

...deriva finita...


Essendo che si venne a trovare nel peggio del peggio
in quel fottuto istante dall’indicibile odore
d’esser carcassa per marcescente ormeggio
prese coscienza con rassegnato stupore

Denso il mare che non ondeggia più... Deriva finita

Era giunto infatti al porto dei rottami presi in ostaggio
da un vento insano e corrotto che piace solo a qualche uccello
e a riprova che non era un brutto sogno nè un miraggio
urtò la banchina e subì un violento scrollo

Denso il mare che non ondeggia più... Deriva finita

E sentì una falla aprirsi e percepì un dileggio,come se il mondo intero assistesse al suo tracollo
la chiglia del suo carattere si rivelò un lavoro greggio
che lo dette in pasto a quel mare forse mai satollo

Denso il mare che non ondeggia più... Deriva finita

E perso per perso si lasciò succhiare da quel melmoso peggio
accennando a un sorriso di ebete splendore
E riuscì a legarsi al marcescente ormeggio
per affogare impiccato. E senza ostentare dolore.

Denso il mare che non ondeggia più... Deriva finita


Cristiano Godano

Prendo atto


Cari tutti,

Sappiate che il presente blog è stato oscurato in seguito alla pubblicazione di foto e testi sullo squirting. Sono quindi stato costretto ad eliminare l'innocuo post. Prendo atto che su blogger.com non vige la libertà d'espressione. Valuterò se rivolgermi ad un altro servizio di blogging. Si accettano opinioni e consigli.