lunedì, marzo 20, 2006

Le avventure del giovane Manliok


Una volta a Napoli c'era il 185, un autobus famoso perché univa il Vomero con il centro storico ed arrivava fino alla ferrovia: un autobus famoso perché alle ore di punta alle donne qualcuno faceva sempre almeno la mano morta e i portafogli sparivano dai jeans e dalle borse di tutti i tipi. Quella volta a me è capitato, invece, di trovare l'autobus praticamente vuoto nell'atmosfera surreale di una Napoli estiva, calda e vacanziera. All'epoca, e stiamo parlando di prima della distruzione del muro di Berlino, se non addirittura di prima che l'umanità conoscesse la parola Perestrojica, Napoli si svuotava sempre, almeno per un mese intero. Esattamente intorno al ferragosto si svuotava del tutto, anche delle più elementari necessità che rendono una città vivibile, per cui ogni mamma doveva farela spesa a scatolette e surgelati, mentre tutti avrebbero desiderato gelati e frutta fresca, mentre appunto il famoso 185 restava necessariamente vuoto.Era mattina o forse proprio l'ora di punta di una giornata calda e afosa e io avevo pochi vestiti addosso, come tutti, ed il portafoglio con le chiavi di casa ben stretti in mano, per evitare rischi inutili. Ero un ragazzo anonimo con occhialetti da "soggetto" cioè da sgobbone, le spalle strette e le cosce grosse perché andavo sempre a piedi. Era di pomeriggio o forse la mezza quando decisi di tornare a casa salendo appunto su un 185: vuoto e assolato come un forno elettrico, bianco e metallico come la città industriale che Napoli non era mai stata nemmeno quando c'era l'Italsider. Ero da solo, e pensavo al mare, quando salirono insieme, chidalla porta davanti e chi da dietro, un gruppetto di scugnizzi napoletani, vivaci e neri, e un frate basso, grassoccio e mezzo cieco con un saio pesantissimo, che sudavamo noi a vedercelo davanti. I ragazzi napoletani come me, che vivono al Vomero, fin da piccoli sono cresciuti con il vizio di parlare solo italiano, di leggere solo i libri di scuola e di non capirenulla del sesso se non per quel poco che ti spiegano a scuola dei compagni di banco meno intelligenti della media. L'amore e il sesso infatti per la mia famiglia, come per tutte quelle perbeniste della Napoli borghese era un vizio come la droga o il fumo, che noi piccoli o meglio ragazzini non dovevamo nemmeno pensare. Inutile dire la paura che mi venne a vedere i piccoli vandali sul 185, sicuramente rei di quelle volgarità e di quei furti di cui appunto la linea era sempre vittima; sicuramente poco lodevoli nei loro studi alle scuole elementari, quando e se ci fossero mai andati; sicuramente troppi, caldi e virili nei loro movimenti da giocatori incalliti di calcetto nelle strade e nei vicoli di Napoli. Istintivamente mi mossi indietro proprio verso il rassicurante, per quanto sgradevole alla vista e poi all'olfatto, frate sudato dagli occhiali spessi a cannocchiale. E lì capii tutto della vita, o meglio, devo dire, capii che non avevo proprio mai capito nulla. Mentre scherzava coi bambini dei vicoli che ridevano e insultavano chissà ormai quanti santi, le sue mani si allungarono disgustosamentesul mio corpo innocente. Era troppo: mentre sfuggivo dal mio desiderio di essere coinvolto dalla vita scellerata di quei ragazzi viziosi, quello sgradevole frate si dimostrava meno miope di me, trovando la strada sul mio corpo e ridendo della gioia irriverente degli scugnizzi abbronzati e salati dalla Mergellina fuori legge degli anni '80. Secondo me è tutta colpa sua e del mitologico 185: desidero ancora i ragazzi di strada ma ne ho ancora un istintivo timore, temo ancora i preti ipocriti, che non vedono il mio amore e mi toccano il culo!

Manliok


Silea Balano, già autrice del libro "Nel nome del Padre", edito da "Il dito ela luna", dove vengono riportate una serie di confessioni registrate dall'autrice stessa nei confessionali di tre basiliche romane, sta attualmente lavorando a una seconda pubblicazione che dovrà questa volta raccogliere testimonianze di storie, relazioni, incontri, avventure, vicende ecc, vissute da ragazzi gay con preti, sacerdoti o anche alti prelati.Per questo tipo di lavoro chiede la cortese collaborazione di quanti vorranno raccontare la propria esperienza.Si assicura totale anonimato.Per chi non volesse affrontare un'intervista vera e propria, potrà semplicemente mettersi in contatto con Silea Balano tramite la sua email silea_balano@email.it e riceverà on - line il testo con le relative domande e potràcompilarlo con calma.Per ulteriori informazioni sull'autrice e le sue pubblicazioni, si puòconsulatere la pagina web http://silea.altervista.org/pubblicazioni