Forma è sostanza

Col dolby surround che t’entra massiccio in testa, zittisce i commenti idioti dei vicini (e ce ne sono), annienta di suoni i ritardatari che passano davanti allo schermo a mezz’ora dall’inizio del film.
I professorini amanti del “contenuto”, perderanno l’ennesima lezione di stile ma in cambio saranno a posto con la loro coscienza dopo aver snobbato “300”. Dovrebbero ormai aver imparato che la forma è sostanza. Non si può di giorno andare in visibilio per i fumetti di Frank Miller e di sera, calato il buio in sala, gridare al filo-bushismo di fronte a chi ha saputo riversare con tale cura del dettaglio, sapienza e padronanza tecnica le tavole milleriane su schermo.
Certo, “300” è pellicola (videogioco? E quand’anche?) oscura, che attinge dai nostri sentimenti più violenti, torbidi e fascisti: non è un caso se il pubblico in sala (specie se casertano) applaude compatto alla testa mozzata del persiano, alla regina che accoltella il traditore, all’urlo in battaglia. Ma anche il Frank Miller di “The Return of the Dark Knight” fu accusato di fascismo, e questo non scalfisce minimamente la bellezza di una graphic novel che ha cambiato la storia del fumetto, per sempre. Forse “300” non cambierà la storia del cinema, ma rimane un viaggio iconografico appagante e scatenato: un oriente dionisiaco grottesco mostruoso multiforme irrazionale divino contro un occidente, è il caso di dire, spartano depilato razionale omologato (i deformi scartati alla nascita) sacrificale cristologico sansebastianesco. Vedere per credere. Senza pregiudizi.
P.S.: Giulia D’Agnolo Vallan dalle pagine del Manifesto parla di 300 come di un film simultaneamente “omoerotico e omofobico”. Penso sia una descrizione calzante per gran parte dei peplum: pacchi e pettorali da sturbo, l’omosessualità sublimata dal cameratismo.
P.P.S.: “Accostare Erodoto a Miller o Eschilo a un possibile regista di una futura versione della battaglia di Salamina potrebbe sembrare osceno, se non si tiene conto che la tragedia era uno spettacolo popolare e la cronaca storica non esitava a usare quegli effetti speciali verbali che appunto si chiamano retorica, ovvero l’insieme delle regole del narrare chiaro ed efficace. Quello che forse è fuori luogo è vedere Leonida nei panni di un generale statunitense contro i cattivi persiani-iraniani o, con maggiore senso delle proporzioni, di un generale iracheno contro l’invasore americano.”
Anna Antonini, duellanti 33




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