mercoledì, marzo 08, 2006

In genere preferisco il cinema di genere



Gli ultimi anni ci hanno regalato grandi film di genere. Un grande film di genere è, nella maggior parte dei casi, volontariamente o meno, metafora d’altro. E molti degli ultimi grandi film di genere hanno prodotto riflessioni sulla più o meno recente storia americana. Quale affresco più spietato dell’amministrazione Bush se non quello fornito da Kauffman e dalla sua cricca di privilegiati nell’immenso Land of the Dead di Romero? Quale rappresentazione più roboante e terrifica delle cultura della paura alimentata dalla suddetta amministrazione se non quella ritratta nella spielberghiana Guerra dei Mondi? E’ poi un film tratto da un fumetto, che flirta con gli stilemi dell’action movie e della crime-story e diretto da un non-americano, a spiegarci come il genere umano in generale, e la società americana in particolare, abbia imparato ad accogliere tra le mura di casa la violenza e a metabolizzarla (l’immenso A History of Violence di David Cronenbergh).
Il 2005 si conclude quindi con King Kong, ovvero con uno sguardo sull’America vista come catena di montaggio dell’immaginario, come la patria dove, anche quando impera la Depressione, sopravvivono Broadway, il vaudeville e, inutile dirlo, la voglia ingorda di Cinema.

to be continued...(?)

3 Comments:

Blogger Luciano said...

E' paradossale che la critica della società americana arrivi qui da noi traghettata da film macinasoldi, "bombardandoci" mesi prima con pubblicità e marketing. Quanti, secondo te, hanno visto "oltre", in film come King Kong e La guerra dei mondi?

2:33 PM  
Blogger Edolaido said...

Non mi interessa sapere quanti hanno visto 'oltre', né sapere quanto gli Autori dei suddetti film fossero consapevoli del contenuto metaforico e politico delle loro pellicole (di sicuro Romero e Cronenbergh ne avevano piena coscienza, non ci giurerei sugli altri...). Il fatto è che da secoli, se non da millenni, la letteratura fantastica si è dimostrata ben più densa di significati rispetto alle produzioni artistiche esplicitamente e pretenziosamente 'politiche'...

2:43 PM  
Blogger Luciano said...

Il fatto è che secondo me, purtroppo,l'iter che segue un disco di Britney Spears, dal punto di vista di pre e post produzione, non è tanto distante da quello che segue un film come King Kong. Quindi mi sento quasi costretto a dover vedere o sentire quel "prodotto".
Poi ovviamente possono piacere o no sia i dischi della Spears che i film kolossal americani, la faccenda del gusto ovviamente non c'entra.

5:20 PM  

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