The Evens, DUEL:BEAT, Agnano, Napoli, 04 Novembre 2005

Per poco non ho rischiato di mancare ad uno dei concerti più belli e singolari della mia vita. Chi doveva condividere la serata con me (e soprattutto darmi un passaggio) mi dà buca poche ore prima dell’inizio dell’evento. All’ultimo minuto riesco a rimediare una macchina grazie a quel sant’uomo di mio fratello che me la presta, ma rimango imbottigliato per svariati quarti d’ora sulla tangenziale di Napoli, quarti d’ora che messi in fila uno dietro l’altro mi paiono un’eternità...Non so come riesco ad arrivare in tempo. Il posto è singolare, un’ex sala cinematografica e prima ancora la chiesa di una base NATO (“…and now it’s the Evens’ church!”, scherzerà Ian Mackaye durante il concerto). Pur di conquistarmi un posto in prima fila, a un metro e mezzo dal piccolo palco, ignoro i segnali disperati della mia vescica stracolma. Le poltrone non permettono il pogo (alleluia!), e sono così comode che prima dell’inizio del concerto cado tra le braccia di Morfeo. Mi risveglio tra gli applausi che accompagnano l’ingresso dei due protagonisti sul palco. Un breve colpo d’occhio alla sala e alla sua singolarità, e si parte. Una chitarra, una batteria e due voci danno vita ad un suono corposo e dannatamente completo, da fare invidia a band e progetti ben più ambiziosi. Tra un pezzo e l’altro Ian Mackaye ci regala qualche perla delle sue, a metà tra il predicozzo moralista e la sincerità punkettona: “Music is not a joke. Music is serious. Music came before almost all things, certainly before language.”; “Punk rock has nothing to do with fashion, clothes, nor with a fast way to play guitar, nor with hair…punk rock means liberation.”; Bush e Berlusconi? “Assholes in castles.”. Arriva il momento di mt. pleasant isn’t e i nostri invitano il pubblico a cantare a squarciagola che “the police will not be excused / the police will not behave”…Amy Farina chiede se in sala ci sono altri Farina, suo nonno era campano: all’improvviso, dopo dieci anni d’oblio, mi ritorna alla memoria il preside Farina del liceo, ma dietro i suoi occhiali spessissimi e nella sua voce arrochita non c’era nulla che ricordasse gli occhi d’argento e il canto avvolgente di Amy…
Alla fine del concerto il duo distribuisce autografi: un signore di mezza età sfoggia un mucchio di vinili dei Fugazi da farsi firmare, un’intimorita Meg ricorda ad Amy che a Napoli l’espressione fare farina con qualcuno significa averci una storia sentimental-sessuale (sic!) e il sottoscritto…beh il sottoscritto ha l’onore di provare la splendida chitarra baritono di Ian. Posso infine svuotare la mia povera vescica e tornare a casa felice.
E nonostante la bellezza e la pienezza della musica degli Evens, tra il pubblico si fa sentire, manifesta o inespressa, tanta voglia di Fugazi…




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