giovedì, gennaio 19, 2006

Frequenze disturbate, Urbino, 5-7 agosto 2005

Si arriva ad Urbino dopo otto ore di viaggio tra treno e pullman. In agenzia, dove ritiriamo abbonamenti e voucher, veniamo accolti calorosamente, il festival è perfettamente inserito nella macchina turistica locale, e si vede. Veniamo addirittura accompagnati in macchina in albergo. Il tempo di sistemare i bagagli e via, dritti dritti alla fortezza Albornoz, che domina dall’alto la città. I One Dimentional Man hanno già iniziato il loro set. Il tempo di guardarsi un po’ intorno, di ammirare il paesaggio e gli stand e già gli ODM abbandonano il palco per lasciare spazio ai beatlesiani Jennifer Gentle. Il pubblico è composto e poco disposto al pogo. In compenso molta passione per la musica e file interminabili alle bancarelle che vendono cd e vinili. Cala il buio e dopo l’energico show dei Raveonettes compare, mezzo nudo, con i capelli giallo canarino e un gigantesco cappello da ufficiale, un ridicolo Julian Cope. Parla molto (troppo) tra un pezzo e l’altro, tenta invano di arrampicarsi sulle strutture che si levano ai lati del palco, in molti fischiano o ridono. Il nostro abbandona il palco facendo il verso a Sid Vicious che fa il verso al Sinatra di My way.
Tutt’altra storia con i Dinosaur Jr. J Mascis sfoggia con noncurante fierezza la sua panza, la sua Fender Jaguar e i suoi quattro Marshall sparati a palla a dare vita a un suono spesso, sostanzioso e potente come non mai. Molti gli inni regalati ai fan. Immancabile la cover di Just like Heaven dei Cure.
Il giorno dopo mi distraggo alquanto, spendo una cifra tra le suddette bancarelle acquistando cd/dvd/vinili e scorgo tra il pubblico Enrico Molteni dei TreAllegriRagazziMorti. Posso solo dirvi che Echo and the Bunnymen regalano a tutti un gran bel concerto.
Terzo giorno: si comincia con un po’ di sana elettronica. Dopo il set godibile di Lippok + Morgenstern e quello magistrale di Four Tet, Giove Pluvio decide di “concederci” un’abbondante piovuta, di cui, a dire il vero, non sentivamo tutto questo bisogno. Così, costretto a reggere l’ombrello, non posso applaudire quanto voglio e quanto meritano i Blonde Redhead, precisi e intensissimi come sempre. Nel frattempo a Molteni s’aggiunge e s’affianca Jukka dei Giardini di Mirò. Gran finale con Yo la tengo, che dimostrano di saper interagire col pubblico e di non mancare di senso dell’umorismo.
Lunedì: giusto il tempo di scorgere i Blonde Redhead al completo mentre fanno shopping in un negozio di antichità e di mangiare divinamente in un ristorante specializzato in piatti rinascimentali e si riparte. Un’esperienza da ripetere.