domenica, marzo 09, 2008

Parole sante


"C’è una sorta di attesa e di pressione da parte del pubblico. E io ho provato con molta difficoltà a fuggire da questa trappola. Ho cercato di dire nelle interviste che ho un ufficio e faccio il mio lavoro, senza alcun tipo di sofferenza…Per me la sofferenza non ha a che fare col processo creativo, perché se soffro col cazzo che mi metto a scrivere. La verità della questione è che io non sono un tipo sofferente, non amo soffrire; sono molto più un tipo pragmatico e pratico; se trovo che qualcosa si intromette nel processo creativo, allora mi interrompo e lascio perdere, e resto in attesa di poter tornare concentrato. Io credo si possa avere un enorme controllo sulle proprie emozioni…Ci sono persone che sono vittime delle proprie emozioni: “oh come sto male stamattina…”, “non ce la farò mai…”, ma io non sono così; sono un uomo, e penso che un uomo ha la capacità di mandare al diavolo le negatività e andare avanti a fare altro. Le sole persone che parlano della dimensione della sofferenza e che pensano che un artista debba soffrire sono i non artisti…Sono coloro che hanno questa dimensione romantica…Ma tutto questo è un mucchio di stronzate. Intendo: alla fin fine si tratta di avere uno strumento in mano, o una penna, e comporre o scrivere. Non c’è niente di troppo interessante in tutto ciò…Ovviamente c’è la dimensione del divertimento; ovviamente mi diverto un sacco a far rimare wisteria con hysteria oppure Orpheus con orifice…"


Nick Cave intervistato da Cristiano Godano, per conto di Rumore