Islam, Cristianesimo e...Hume?

1. Creazionismo e Islam
La materia bruta non può sussistere di per sé: Dio è costretto a ricreare il mondo istante per istante. Ne consegue che l’uomo non può stanare le leggi dell’universo né fare previsioni, ché ciò che è in questo istante potrebbe, per puro capriccio divino, non essere nell’istante successivo.
2. Creazionismo e Cristianesimo
Una volta creato (si dice in sei giorni) tutto ciò che è, Dio affida volentieri il cosmo alle leggi della gravitazione, dell’elettromagnetismo, all’interazione nucleare forte e a quella debole, del resto già implicite e comprese nella Creazione stessa. Ne consegue che il “come” (le leggi della fisica) può essere separato dal “perché” e dal “a che scopo” (la metafisica), permettendo a molti, tra cui a Galileo, di salvarsi il culo da una Chiesa che per svariati secoli non andava molto per il sottile nel segnalare un’eresia.
3. Hume e l'infondatezza della previsione
Qui pesco dalla rete, compreso Wikipedia:
Molti di noi pensano agli eventi passati come a una guida sicura per gli eventi futuri. Per esempio, le leggi fisiche che guidano il moto dei pianeti lungo le loro orbite funzionano ottimamente per descrivere i comportamenti passati e così pensiamo che prevedano altrettanto bene anche quelli futuri. Ma come possiamo giustificare questa presunzione? Come possiamo pensare che questa credenza funzioni ogni volta? Hume suggerì due possibili giustificazioni e le confutò entrambe:
La prima consiste in una necessità logica: il futuro deve ricalcare il passato, altrimenti tutta la scienza e la fisica perderebbe di valore. Ma Hume dimostrò che è altrettanto logicamente corretto presuppore un universo in cui le leggi fisiche passate non coincidano con quelle presenti e che non siano uniformi in ogni zona dello spazio. Non c'era nulla che rendesse questo principio logicamente necessario.
La seconda giustificazione, più modestamente, si agganciava solamente all'uniformità con il passato: una legge che funzionava nel passato continua a funzionare ancora oggi. Hume però usando un ragionamento ricorsivo dimostrò questa giustificazione necessitava di ricorrere a sé stessa per essere dimostrata. Ancora una volta la tesi crollava.
Il problema è ancora aperto tutt'oggi. Hume credeva che questa idea fosse radicata nell'istinto umano e che sarebbe stato impossibile eliminarla dalla mente umana. Questa abitudine è però necessaria perché le scienze (e in particolar modo la fisica) continuino ad evolversi.
Noi siamo abituati a prendere atto, sulla base dell' esperienza, che all' urto di A contro B segue il movimento di B, e quindi ci attendiamo che anche in futuro ciò continui ad avvenire nello stesso modo. In altre parole, l'abitudine ad osservare una certa connessione tra i fenomeni sta alla base di ogni nostra inferenza causale, dal momento che essa é congiunta al presupposto dell' uniformità del corso della natura. Noi siamo convinti che la natura obbedisca a leggi costanti, identiche per il passato, il presente e il futuro. Sulla base di questo presupposto riteniamo che il sole, che siamo abituati a vedere nascere ogni giorno, sorgerà anche domani sebbene non vi sia nessuna connessione causale che determini necessariamente l'alba di domani, in modo tale da rendere contradditoria l'affermazione che il sole non sorgerà più.




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