mercoledì, aprile 05, 2006

Il Viagra dei Popoli


«Mio padre, dopo aver perso le gambe, trovò Gesù...»«Non mi sembra un granchè come scambio!»(da Match Point di Woody Allen)

Il cinema di fantascienza ha sperimentato sostanzialmente due modi per rappresentare l’Alieno: o come il TOTALMENTE ALTRO, l’Irraffigurabile (Alien di Ridley Scott, La Cosa di John Carpenter) o come l’ESATTAMENTE IDENTICO, l’Indistinguibile da noi (L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel, Essi vivono ancora di Carpenter). Forse, ripensare a questa duplice modalità di rappresentazione (e alle conseguenze che ne derivano) può essere di una qualche utilità nel tentativo di capire un po’ più a fondo cosa è veramente in gioco nel rigurgito conflittuale che ancora una volta sembra contrapporre iconoclastia e iconofilia dopo la pubblicazione delle famigerate vignette danesi su Maometto e la virulenta reazione che ne è seguita in tutto il mondo, sia a Oriente che in Occidente. Come la fantascienza cinematografica, anche la storia delle religioni è segnata da un atteggiamento nei confronti del divino che lo fa o TOTALMENTE ALTRO rispetto all’uomo (il Dio invisibile e irrapresentabile di Ebrei e Musulmani) o TOTALMENTE IDENTICO (il divino antropomorfo che va dalle divinità pagane dell’Olimpo ellenico al Dio-Uomo della religione cristiana). In genere si pensa che alla base degli atteggiamenti iconoclasti ci sia la volontà di non voler profanare il divino conferendogli forme materiali. In realtà, le cose non stanno esattamente così: come mostra Slavoj Zizek nel suo recente Credere (Meltemi Editore), la ragione di fondo per cui certi monoteismi mediterranei proibiscono la rappresentazione del Dio non nasce dal timore che l’immagine finisca per umanizzare una pura Entità Spirituale, ma esattamente dall’opposto, cioè dalla paura che l’immagine lo rappresenti troppo fedelmente come il TOTALMENTE IDENTICO, rendendo magari visibile un qualche orripilante segreto che sarebbe meglio lasciare in ombra. Per quanto riguarda l’iconoclastia ebraica, Zizek chiama in causa il parricidio primordiale (l’uccisione di Mosè...), ma più in generale la volontà di relegare il divino nell’ombra del non visibile sembra nasconda la grande truffa di una divinità creata a immagine e somiglianza dell’uomo, per fini terreni, a scopi di dominio e di controllo. Perché qui sta il problema, qui il dramma. Come nella fantascienza, dove la minaccia non viene quasi mai dagli alieni ma da chi sulla terra pensa di usarli ai propri fini, anche nel caso dell’immagine di Dio o degli dei il problema nasce da chi - talebani o calderoli che siano - usa gli dei per il proprio immondo potere di dominio, e fa delle religioni un gigantesco collettore di odio e di morte. Fosse ancora vivo oggi chi nel millennio scorso ebbe a scrivere che le religioni sono l’oppio dei popoli, dovrebbe senz’altro ricredersi: oggi, nel tempo dei Bin Laden e dei Bush, dei Ratzinger e dei Calderoli, le religioni sono diventate il viagra dei popoli. Il mercato è globale: e produce profitti così giganteschi che Hollywood al confronto sembra una piccola fabbrica di sogni per uomini colti e civili che non hanno bisogno, per vivere, di avere qualcuno da odiare.

Gianni Canova (duellanti n.24, marzo 2006)