mercoledì, gennaio 18, 2006

Appunti di vita forcellesca

Se le chiedevi il nome rispondeva “Tuffy, ma per gli amici Lola”. La voce arrochita dal fumo, due tette imponenti, completino in pelle rossa, cinquantaquattro anni portati divinamente, Lola sosteneva di possedere un appartamento nel prestigioso Corso Vittorio Emanuele e una stanzetta a ridosso di Forcella, per lavorare. Anche se, a onor del vero, smessi il trucco e i tacchi, la mattina la ritrovavi vestita con una semplice tuta a far spesa con le ‘gnore dei rioni al mercato di Porta Capuana. Senza prezzo i suoi racconti d’ordinaria prostituzione, tra tutti quello del giovane poliziotto sposato che la implorava di ciucciarle il pisello. Il pisello di Lola, per intenderci. Era grazie a clienti come questi che Lola riusciva a mettersi soldi da parte e a sperare in un futuro dignitoso, che riusciva a pagarsi i trattamenti ormonali, utili soprattutto per la ricrescita dei capelli perché si sa, ad una certa età la calvizie avanza. E poi, le sue perle di saggezza:
Tien ‘o male ‘e capa? Pijete n’Aulin, e si’ femmena n’ata vota!
Gianfranco Fini? M’adda fa’ ‘nu bucchino!
E mi tornano in mente le parole di un travestito in un film caciarone anni ’70, con Alvaro Vitali ed Edvige Fenech, di cui ahimé non ricordo il titolo. In attesa di un cliente, chiacchierando ai margini di una strada con una collega:
Artri due anni e me finisco de paga’ er mutuo…papà esce da’ prigione, e me vado a ripija’ mamma dar manicomio…